DOMENICA XV DEL TEMPO ORDINARIO
(SECONDO IL RITO ROMANO ANTICO: VIII DOPO PENTECOSTE, Lc 16,19) 10 LUGLIO 2016
Vangelo: Lc 10,2537
Il dottore della Legge vuole cogliere in fallo Gesù, ma nel far questo dimostra di non capire il mistero dell’Incarnazione, perché Egli non è un semplice uomo, ma proprio il Figlio di Dio. La domanda presuppone che la via della Legge sia la via della vita, tutto l’insegnamento di Gesù si libra sulle due ali di questi comandamenti. Conoscere la Legge, infatti, significa conoscere il sacramento della divina Incarnazione, cioè conoscere la verità. La risposta di Gesù alla domanda del dottore della Legge sulla vita eterna dimostra che ha perso la sua preda e la sua domanda a Gesù non porterà frutto.
Il buon samaritano è il suo prossimo perché ha mostrato compassione, perché tutti sono il nostro prossimo, non solo i nostri fratelli e parenti, ma anche gli stranieri. Gerico è immagine del mondo nel quale Adamo è stato gettato quando è stato cacciato dal Paradiso. E’ davvero sorprendente che il terzo viaggiatore sia un samaritano (che è dipinto come il personaggio positivo della storia) perché questo samaritano non è altri che Cristo.
La maggior parte dei Padri della Chiesa interpreta allegoricamente la parabola del buon samaritano in senso cristologico: questa interpretazione identifica il buon samaritano con Gesù, l’olio e il vino come i sacramenti e l’albergo come la Chiesa; questo dimostra che la misericordia di Dio può essere trovata solo nei Sacramenti della Chiesa. Fasciando le ferite dell’uomo, il samaritano mostra di avere molti rimedi per la guarigione. Il giorno successivo del suo arrivo è il giorno del Signore il giorno della Risurrezione. Le due monete che offre sono i due Testamenti per la predicazione del Vangelo,perché l’albergatore è un ministro dei Sacramenti. I dottori della Legge che esaminano Gesù non fanno alcun progresso finchè non riconoscono che essi sono l’uomo mezzo morto e Gesù è Colui che ha pietà come prossimo perché desidera essere chiamato nostro prossimo ed ora Lo amiamo come amiamo il nostro prossimo.
( S.Cirillo d’Alessandria, S.Efrem il Siro, S.Ambrogio, Origene, S.Girolamo, S.Agostino)
Impariamo a conoscere e ad amare i Santi
Lunedì prossimo 11 luglio festeggeremo S.Benedetto abate, Patrono d’Europa
Nel 1964 Paolo VI dichiarava S.Benedetto Patrono principale d’Europa, tributando in tal modo un giusto riconoscimento al Santo al quale la civiltà europea deve molto. Quattro anni prima della sua nascita, avvenuta a Norcia verso il 480, il barbaro re degli Eruli, Odoacre, (ca 434493), ucciso l’ultimo insignificante imperatore romano, chiudeva definitivamente il capitolo del dominio di Roma: la sopravvivenza della sua cultura sarebbe passata in grande misura solo attraverso l’impegno religioso e culturale dei monaci. Con S.Benedetto si apre, per l’appunto, il glorioso capitolo del monachesimo occidentale.
Uomo amante della concretezza e della chiarezza, Benedetto compendiava la sua “Regola” in un motto efficace: “ora et labora”, prega e lavora, restituendo all’ascesi cristiana il carattere di contemplazione e di azione, com’è nello spirito e nella lettera del Vangelo. Il vero monaco
doveva essere – così si legge nel secondo capitolo della “Regola” – non superbo, non violento, non mangiatore, non sonnacchione, non pigro, non mormoratore, non detrattore... ma casto, mite, zelante, umile, obbediente”. Come c’informa il Libro II dei “Dialoghi” di S.Gregorio Magno, Benedetto, giovane patrizio della gente Anicia, inviato a Roma perché vi apprendesse lo studio della retorica e della filosofia, deluso della vita che vi conduceva, abbandonò la città per ritirarsi a Eufide (l’odierna Affile), dedicandosi allo studio in una vita di rigorosa disciplina ascetica. Non pago di quella relativa solitudine, ventenne, sotto la guida di un pio eremita,si nascose in una spelonca di Subiaco.
Tre anni di meditazioni e di penitenza, poi la breve parentesi tra i monaci di Vicovaro, che lo elessero priore e poi tentarono di disfarsene, propinandogli del veleno nella bevanda, perché insofferenti della disciplina che vi aveva imposto. Con un gruppo di giovani, tra i quali Placido e Mauro, emigrò verso Napoli, scegliendo a fissa dimora la scoscesa montagna di Cassino, su cui edificò il primo monastero, chiuso ai quattro lati come una fortezza e aperto alla luce dall’alto come un grande recipiente che riceve dal cielo la benefica linfa per poi riversarla sul mondo. L’emblema monastico, la croce e l’aratro, divenne espressione di questo modo nuovo di concepire l’ascesi cristiana, preghiera e lavoro, per edificare spiritualmente e materialmente la nuova società, sulle rovine del mondo romano. Benedetto, preceduto nella tomba dalla sorella S.Scolastica, presagì il giorno della propria morte, che avvenne nel 547.
Sabato 16 luglio celebreremo la Festa della B.V. Maria del Monte Carmelo.
L’Ordine dei Carmelitani, uno dei più antichi nella storia della Chiesa, anche se considera il profeta Elìa come suo patriarca e modello, non ha un vero fondatore, ma ha un grande amore: Il culto a Maria, onorata come B.V. del Carmelo. “Il Carmelo – ha detto il carmelitano Card. Adeodato Piazza (18841957 ) – esiste per Maria e Maria è tutto per il Carmelo, nella sua origine e nella sua storia, nella sua vita di lotte e di trionfo, nella sua vita interiore e spirituale”. Elìa e Maria vengono uniti in una narrazione tratta dal “Libro delle istituzioni” dei primi monaci: “In ricordo della visione che mostrò al profeta la venuta di questa Vergine sotto la figura di una piccola nube che saliva dalla terra verso il Carmelo (cfr Re 18,2045), i suddetti monaci, nell’anno novantatré dell’Incarnazione del Figlio di Dio, distrussero la loro antica casa e costruirono in onore di questa prima Vergine votata a Dio una cappella sul monte Carmelo, vicino alla fonte di Elìa”.
Cacciati dai Saraceni nel XIII sec., i monaci, che avevano frattanto ricevuto dal patriarca di Gerusalemme S.Alberto, già vescovo di Vercelli, una regola approvata nel 1226 da papa Onorio III (12161226), ripararono in Occidente e vi fondarono vari monasteri, superando varie difficoltà, nelle quali però poterono sperimentare la particolare protezione della Vergine. Un episodio in particolare colpì i devoti:”I fratelli la supplicavano umilmente di liberarli da queste insidie infernali, Lei che li aveva condotti in questi luoghi. A uno di loro, S.Simone Stock (tra il 1165 e il 1265), mentre pregava così, la Madre di Dio apparve accompagnata da una moltitudine di angeli e tenendo nelle mani lo Scapolare dell’Ordine gli disse: Ecco il privilegio che dono a te e a tutti i figli del Carmelo: chiunque sarà rivestito di quest’abito sarà salvo”.
Ricordiamo, inoltre il cosidetto “Privilegio Sabatino” che consiste nella promessa fatta dalla Vergine di liberare dal Purgatorio il sabato dopo la loro morte tutti coloro che si fossero rivestiti del suddetto Scapolare attenendosi alle prescrizioni ed obblighi annessi nel volerlo indossare. Il “Privilegio Sabatino” fu promulgato nel 1322 ad Avignone dal Papa Giovanni XXII (13261334) e confermato da numerosi altri pontefici.
In una Bolla dell’11 febbraio 1950 Pio XII invitava a “mettere in prima fila, tra le devozioni mariane, lo Scapolare che è alla portata di tutti”: inteso come “veste mariana” , esso è infatti un ottimo simbolo della protezioni della Madre celeste, mentre come “sacramentale” trae il suo valore dalle orazioni della Chiesa e dalla fiducia e dall’amore di coloro che lo indossano.
Ricordiamo per l’entrante settimana:
Domenica 10 luglio: ore 18.30 Funzione in onore del Preziosissimo Sangue Lunedì 11 luglio: Festa di S.Benedetto abate, Patrono d’Europa
Ore 09.00 S.Messa d’orario con cantici
Martedì 12 luglio: Santi Ermacora Vescovo e Fortunato Diacono, Martiri Aquileiesi, Patroni
della Regione Friuli Venezia Giulia
Ore 09.00 S.Messa d’orario con cantici Sabato 16 luglio: Festa della B.V. Maria del Monte del Carmelo
Ore 17.30 S.Messa d’orario in italiano Ore 19.00 S.Messa d’orario in latino
SalutandoVi, paternamente Vi benedico
Don Stefano Canonico
NOTE:
Il Parroco è a disposizione dei Fedeli dopo ogni S.Messa o per appuntamento
L’Ufficio parrocchiale è aperto ogni mercoledì non festivo dalle ore 9.30 alle ore 12.00
Chi desidera comunicare Via EMail con il nostro Ufficio parrocchiale può digitare l’indirizzo:
beata.vergine.rosario@gmail.com
Se desiderate conoscere la storia della nostra chiesa i nuovi libretti sono disponibili in sacrestia Sono disponibili, in sacrestia, il libro di papa Francesco “IL NOME DI DIO E’
MISERICORDIA” e “LUCE SUI MIEI PASSI” libro su mons. Antonio Dessanti
GRAZIE a coloro che hanno già dato e continueranno a dare l’offerta mensile per la musica.
Chiunque può partecipare se desidera godere della musica e del canto della corale
parrocchiale
Si fa presente che la nostra chiesa non riceve contributi da nessuno e quindi vive con le offerte
dei fedeli. Un grazie ai benefattori.
Le offerte possono essere consegnate direttamente al parroco o a chi per lui presente in
sacrestia. Grazie
Per eventuali bonifici o versamenti presso la FriulAdria Credit Agricole – via Mazzini 7 –
34121 Trieste: conto corrente 400855/12 – codice IBAN IT68I0533602207000040085512
Chi è interessato a consultare il “Blog” della parrocchia, su internet può digitare l’indirizzo: <<www.beataverginedelrosariotrieste.com>>
APPELLO:
Con il contributo del 5 per mille All’Associazione “Amici della Musica
Luigi e Federico Ricci”, Associazione che collabora strettamente con la nostra chiesa del Rosario per la parte musicale, potremo godere ancora del canto e della musica della nostra corale parrocchiale. E’ sufficiente scrivere il codice fiscale 90118110320 e apporre la firma nell’apposito riquadro a sostegno delle ONLUS sui modelli 730, UNICO e CUD. Grazie della Vostra collaborazione
(SECONDO IL RITO ROMANO ANTICO: VIII DOPO PENTECOSTE, Lc 16,19) 10 LUGLIO 2016
Vangelo: Lc 10,2537
Il dottore della Legge vuole cogliere in fallo Gesù, ma nel far questo dimostra di non capire il mistero dell’Incarnazione, perché Egli non è un semplice uomo, ma proprio il Figlio di Dio. La domanda presuppone che la via della Legge sia la via della vita, tutto l’insegnamento di Gesù si libra sulle due ali di questi comandamenti. Conoscere la Legge, infatti, significa conoscere il sacramento della divina Incarnazione, cioè conoscere la verità. La risposta di Gesù alla domanda del dottore della Legge sulla vita eterna dimostra che ha perso la sua preda e la sua domanda a Gesù non porterà frutto.
Il buon samaritano è il suo prossimo perché ha mostrato compassione, perché tutti sono il nostro prossimo, non solo i nostri fratelli e parenti, ma anche gli stranieri. Gerico è immagine del mondo nel quale Adamo è stato gettato quando è stato cacciato dal Paradiso. E’ davvero sorprendente che il terzo viaggiatore sia un samaritano (che è dipinto come il personaggio positivo della storia) perché questo samaritano non è altri che Cristo.
La maggior parte dei Padri della Chiesa interpreta allegoricamente la parabola del buon samaritano in senso cristologico: questa interpretazione identifica il buon samaritano con Gesù, l’olio e il vino come i sacramenti e l’albergo come la Chiesa; questo dimostra che la misericordia di Dio può essere trovata solo nei Sacramenti della Chiesa. Fasciando le ferite dell’uomo, il samaritano mostra di avere molti rimedi per la guarigione. Il giorno successivo del suo arrivo è il giorno del Signore il giorno della Risurrezione. Le due monete che offre sono i due Testamenti per la predicazione del Vangelo,perché l’albergatore è un ministro dei Sacramenti. I dottori della Legge che esaminano Gesù non fanno alcun progresso finchè non riconoscono che essi sono l’uomo mezzo morto e Gesù è Colui che ha pietà come prossimo perché desidera essere chiamato nostro prossimo ed ora Lo amiamo come amiamo il nostro prossimo.
( S.Cirillo d’Alessandria, S.Efrem il Siro, S.Ambrogio, Origene, S.Girolamo, S.Agostino)
Impariamo a conoscere e ad amare i Santi
Lunedì prossimo 11 luglio festeggeremo S.Benedetto abate, Patrono d’Europa
Nel 1964 Paolo VI dichiarava S.Benedetto Patrono principale d’Europa, tributando in tal modo un giusto riconoscimento al Santo al quale la civiltà europea deve molto. Quattro anni prima della sua nascita, avvenuta a Norcia verso il 480, il barbaro re degli Eruli, Odoacre, (ca 434493), ucciso l’ultimo insignificante imperatore romano, chiudeva definitivamente il capitolo del dominio di Roma: la sopravvivenza della sua cultura sarebbe passata in grande misura solo attraverso l’impegno religioso e culturale dei monaci. Con S.Benedetto si apre, per l’appunto, il glorioso capitolo del monachesimo occidentale.
Uomo amante della concretezza e della chiarezza, Benedetto compendiava la sua “Regola” in un motto efficace: “ora et labora”, prega e lavora, restituendo all’ascesi cristiana il carattere di contemplazione e di azione, com’è nello spirito e nella lettera del Vangelo. Il vero monaco
doveva essere – così si legge nel secondo capitolo della “Regola” – non superbo, non violento, non mangiatore, non sonnacchione, non pigro, non mormoratore, non detrattore... ma casto, mite, zelante, umile, obbediente”. Come c’informa il Libro II dei “Dialoghi” di S.Gregorio Magno, Benedetto, giovane patrizio della gente Anicia, inviato a Roma perché vi apprendesse lo studio della retorica e della filosofia, deluso della vita che vi conduceva, abbandonò la città per ritirarsi a Eufide (l’odierna Affile), dedicandosi allo studio in una vita di rigorosa disciplina ascetica. Non pago di quella relativa solitudine, ventenne, sotto la guida di un pio eremita,si nascose in una spelonca di Subiaco.
Tre anni di meditazioni e di penitenza, poi la breve parentesi tra i monaci di Vicovaro, che lo elessero priore e poi tentarono di disfarsene, propinandogli del veleno nella bevanda, perché insofferenti della disciplina che vi aveva imposto. Con un gruppo di giovani, tra i quali Placido e Mauro, emigrò verso Napoli, scegliendo a fissa dimora la scoscesa montagna di Cassino, su cui edificò il primo monastero, chiuso ai quattro lati come una fortezza e aperto alla luce dall’alto come un grande recipiente che riceve dal cielo la benefica linfa per poi riversarla sul mondo. L’emblema monastico, la croce e l’aratro, divenne espressione di questo modo nuovo di concepire l’ascesi cristiana, preghiera e lavoro, per edificare spiritualmente e materialmente la nuova società, sulle rovine del mondo romano. Benedetto, preceduto nella tomba dalla sorella S.Scolastica, presagì il giorno della propria morte, che avvenne nel 547.
Sabato 16 luglio celebreremo la Festa della B.V. Maria del Monte Carmelo.
L’Ordine dei Carmelitani, uno dei più antichi nella storia della Chiesa, anche se considera il profeta Elìa come suo patriarca e modello, non ha un vero fondatore, ma ha un grande amore: Il culto a Maria, onorata come B.V. del Carmelo. “Il Carmelo – ha detto il carmelitano Card. Adeodato Piazza (18841957 ) – esiste per Maria e Maria è tutto per il Carmelo, nella sua origine e nella sua storia, nella sua vita di lotte e di trionfo, nella sua vita interiore e spirituale”. Elìa e Maria vengono uniti in una narrazione tratta dal “Libro delle istituzioni” dei primi monaci: “In ricordo della visione che mostrò al profeta la venuta di questa Vergine sotto la figura di una piccola nube che saliva dalla terra verso il Carmelo (cfr Re 18,2045), i suddetti monaci, nell’anno novantatré dell’Incarnazione del Figlio di Dio, distrussero la loro antica casa e costruirono in onore di questa prima Vergine votata a Dio una cappella sul monte Carmelo, vicino alla fonte di Elìa”.
Cacciati dai Saraceni nel XIII sec., i monaci, che avevano frattanto ricevuto dal patriarca di Gerusalemme S.Alberto, già vescovo di Vercelli, una regola approvata nel 1226 da papa Onorio III (12161226), ripararono in Occidente e vi fondarono vari monasteri, superando varie difficoltà, nelle quali però poterono sperimentare la particolare protezione della Vergine. Un episodio in particolare colpì i devoti:”I fratelli la supplicavano umilmente di liberarli da queste insidie infernali, Lei che li aveva condotti in questi luoghi. A uno di loro, S.Simone Stock (tra il 1165 e il 1265), mentre pregava così, la Madre di Dio apparve accompagnata da una moltitudine di angeli e tenendo nelle mani lo Scapolare dell’Ordine gli disse: Ecco il privilegio che dono a te e a tutti i figli del Carmelo: chiunque sarà rivestito di quest’abito sarà salvo”.
Ricordiamo, inoltre il cosidetto “Privilegio Sabatino” che consiste nella promessa fatta dalla Vergine di liberare dal Purgatorio il sabato dopo la loro morte tutti coloro che si fossero rivestiti del suddetto Scapolare attenendosi alle prescrizioni ed obblighi annessi nel volerlo indossare. Il “Privilegio Sabatino” fu promulgato nel 1322 ad Avignone dal Papa Giovanni XXII (13261334) e confermato da numerosi altri pontefici.
In una Bolla dell’11 febbraio 1950 Pio XII invitava a “mettere in prima fila, tra le devozioni mariane, lo Scapolare che è alla portata di tutti”: inteso come “veste mariana” , esso è infatti un ottimo simbolo della protezioni della Madre celeste, mentre come “sacramentale” trae il suo valore dalle orazioni della Chiesa e dalla fiducia e dall’amore di coloro che lo indossano.
Ricordiamo per l’entrante settimana:
Domenica 10 luglio: ore 18.30 Funzione in onore del Preziosissimo Sangue Lunedì 11 luglio: Festa di S.Benedetto abate, Patrono d’Europa
Ore 09.00 S.Messa d’orario con cantici
Martedì 12 luglio: Santi Ermacora Vescovo e Fortunato Diacono, Martiri Aquileiesi, Patroni
della Regione Friuli Venezia Giulia
Ore 09.00 S.Messa d’orario con cantici Sabato 16 luglio: Festa della B.V. Maria del Monte del Carmelo
Ore 17.30 S.Messa d’orario in italiano Ore 19.00 S.Messa d’orario in latino
SalutandoVi, paternamente Vi benedico
Don Stefano Canonico
NOTE:
Il Parroco è a disposizione dei Fedeli dopo ogni S.Messa o per appuntamento
L’Ufficio parrocchiale è aperto ogni mercoledì non festivo dalle ore 9.30 alle ore 12.00
Chi desidera comunicare Via EMail con il nostro Ufficio parrocchiale può digitare l’indirizzo:
beata.vergine.rosario@gmail.com
Se desiderate conoscere la storia della nostra chiesa i nuovi libretti sono disponibili in sacrestia Sono disponibili, in sacrestia, il libro di papa Francesco “IL NOME DI DIO E’
MISERICORDIA” e “LUCE SUI MIEI PASSI” libro su mons. Antonio Dessanti
GRAZIE a coloro che hanno già dato e continueranno a dare l’offerta mensile per la musica.
Chiunque può partecipare se desidera godere della musica e del canto della corale
parrocchiale
Si fa presente che la nostra chiesa non riceve contributi da nessuno e quindi vive con le offerte
dei fedeli. Un grazie ai benefattori.
Le offerte possono essere consegnate direttamente al parroco o a chi per lui presente in
sacrestia. Grazie
Per eventuali bonifici o versamenti presso la FriulAdria Credit Agricole – via Mazzini 7 –
34121 Trieste: conto corrente 400855/12 – codice IBAN IT68I0533602207000040085512
Chi è interessato a consultare il “Blog” della parrocchia, su internet può digitare l’indirizzo: <<www.beataverginedelrosariotrieste.com>>
APPELLO:
Con il contributo del 5 per mille All’Associazione “Amici della Musica
Luigi e Federico Ricci”, Associazione che collabora strettamente con la nostra chiesa del Rosario per la parte musicale, potremo godere ancora del canto e della musica della nostra corale parrocchiale. E’ sufficiente scrivere il codice fiscale 90118110320 e apporre la firma nell’apposito riquadro a sostegno delle ONLUS sui modelli 730, UNICO e CUD. Grazie della Vostra collaborazione